Due Euro e 46 “, disse la commessa al di là del bancone, mentre accartocciava rumorosamente il sacchetto di carta che conteneva le mie rosette. Senza pensare, aprii il borsellino delle monete e misi due euro e 50 nel piattino. “Grazie “, dissi mentre prendevo i 4 centesimi del resto … e fu in quel momento che mi accorsi che per la prima volta dopo più di dieci anni e dopo quattro apparecchi acustici, ero riuscita a sentire il prezzo di quello che avevo acquistato, così, naturalmente, senza sforzo e senza leggere le labbra. Per la prima volta, non avevo scelto una banconota palesemente di maggior valore rispetto alla merce comprata, per la prima volta avevo sentito il prezzo e, finalmente, avevo potuto utilizzare gli spiccioli che da dieci anni si accumulavano a casa in una ciotola d’argento. 

Mi chiamo Cristina

e nel 2005, a 38 anni,  persi gran parte del mio udito: la tipologia della mia parziale sordità tocca quasi tutti i suoni grevi e un’ampia gamma di combinazione di lettere tipo “mn”, “lb”, “pr”, “br”, di un recupero nemmeno parlarne, del fatto che può solo peggiorare, beh, di questo, si è sicuri.
Così non feci tante storie, quando presero il calco del condotto uditivo per il mio primo apparecchio acustico, mentre, da femmina, pensai subito di farmi crescere i capelli per fare in modo che non si notasse. Non pensavo che portare due protesi acustiche infilate nelle orecchie, sarebbe stato così difficile, ingenuamente pensai che fosse come infilare un paio di occhiali.  Invece sbagliavo, e di molto.

Così, l’altro ieri, quando la commessa, mi disse  il prezzo del pane e io, senza nemmeno pensarci su, le diedi i soldi giusti, beh, l’altro ieri, dopo più di dieci anni, mi sono sentita di nuovo libera, libera di non leggere le labbra e di sorridere mentre contavo gli spiccioli, ma soprattutto libera di ascoltare, insieme alla sua voce, anche tutti gli altri suoni che mi circondavano e che per la prima volta dopo tanto, tanto tempo arrivavano al mio orecchio, non per disturbarmi e impedirmi di sentire l’informazione di cui avevo bisogno (il prezzo del pane), ma, al contrario, coloravano l’ambiente rendendolo vivo e accogliente.  

Questo è successo l’altro ieri, ma la mia storia inizia tanto tempo fa, quando le protesi non erano così evolute e le sconfitte all’ordine del giorno; sono rinata a settembre del 2017 quando mi chiamarono per provare un nuovo apparecchio acustico e accettai a patto che fosse Michele a seguirmi, perché ho imparato che la tecnologia, da sola, non basta.